martedì 20 settembre 2011

SPECIALITÂT, AUTONOMIE, RIFORMIS E LENGHIS

Ca sot o ripuartin un intervent di Lorenzo Fabbro, publicât sul Messaggero Veneto dai 6 di setembar 2011, a proposit di riformis (mancjadis), specialitât e autonomie de Regjon e lenghe furlane.

UN ARRETRAMENTO COSTANTE NELLA TUTELA DEL FRIULANOdi Lorenzo Fabbro *
In questi giorni il mondo della politica, delle istituzioni e della società friulana sta discutendo animatamente sui provvedimenti proposti dal governo per contenere la spesa pubblica mediante la cancellazione di alcune province (Trieste e Gorizia nella nostra Regione) e dei piccoli comuni.
E' innegabile che una riforma complessiva degli enti locali è necessaria, ma il te­ma è se la partita possa, anzi debba, essere gestita dalla Regione Fvg in virtù dell'autonomia e della specialità regionale o imposta dall'alto. Una riforma vera e basata su criteri di autentica sussidiarietà che preveda il trasferimento di poteri e mezzi finanziari dalla Regione a Comuni e Provincie, la valorizzazione dell'assemblea delle province friulane e la creazione dell'area metropolitana per Trieste sono temi dei quali si dibatte da anni e che, se fossero stati realizzati, avrebbero già potuto fornire qualche risposta a esigenze non più rinviabili.
Ma ora la contingenza costringe la classe politica friulana, in ritardo su tali questioni quanto quella nazionale, a rivendicare giustamente la specialità e l'autonomia regionale che derivano da uno statuto che è equiparato a legge costituzionale. Anche in momenti come questi quando tutti si riempiono la bocca di "autonomia" e di "specialità" bisognerebbe ricordare che alla base della specialità della nostra re­gione vi è anche e soprattutto la presenza delle minoranze linguisti­che, tutelate dalla Costituzione e da leggi nazionali e regionali.
Nel suo interessante contributo di giorni fa il prof. D'Aronco si chiede re­toricamente «se avrà un valore e un significato questa riconosciuta specialità e se ne deriverà il diritto per la regione almeno di organiz­zarsi amministrativamente come meglio crede, nei limiti consentiti dalle leggi?». Ed ancora si domanda l'esponente autonomista se «le leggi sono fatte per non venire rispettate e per rinviarne l'applicazio­ne?». Purtroppo nel caso delle leggi di tutela delle minoranze lingui­stiche, e nel nostro caso del friulano, così importanti per il mantenimento della specialità, pare proprio che all'amministrazione Tondo la provocazione del prof. D'Aronco calzi a pennello. La legge 29/2007 prodotta dal centrosinistra è attualmente bloccata perché in più di 3 anni non è stato approvato alcun regolamento attuativo.
Sul fronte della scuola sono state inspiegabilmente separate le com­petenze degli uffici regionali per quanto riguarda la lingua friulana e l'insegnamento della stessa, la bozza del regolamento passata in commissione tra mille critiche pare più funzionale a rendere inap­plicabile la legge che a sviluppare azioni positive e la copertura finanziaria è assolutamente inadeguata. Nella discussione sulla finanziaria di luglio oltre ad aver bocciato l'emendamento del Pd per rad­doppiare i fondi per l'insegnamento la maggioranza si è distinta per l'approvazione di una modifica alla legge 29 riguardante la scadenza dei membri appartenenti alla commissione per l'insegnamento del­la lingua friulana che è anticipata a fine anno i cui effetti positivi francamente ci sfuggono.
Purtroppo anche per il prossimo anno scolastico saranno disattese le richieste di quel 60% di genitori che richiedono inutilmente l'insegnamento del friulano a scuola.
Per quanto riguarda la presenza del friulano nei mezzi di comunicazio­ne mentre - dopo le roboanti promesse di qualche assessore - è an­cora totalmente disapplicata la legge 482 da parte della Rai, la Regio­ne ha ripristinato solo con le variazioni di bilancio di luglio il capito­lo sui programmi in friulano su radio e tv private che era stato com­pletamente azzerato per due anni consecutivi. Anche in questo caso è stato bocciato un emendamento del Pd che proponeva di portare da 150.000 a 200.000 euro - ovvero la spesa storica - il finanziamento per un settore strategico lasciato completamente sguarnito per due anni consecutivi.
Un comportamento inequivocabile che passo pas­so sta segnando un arretramento costante della tutela e della qualità delle politiche linguistiche nel Fvg.
Tagli se non azzeramenti dei contributi, nessun regolamento della nuova legge approvato, niente piano di politica linguistica, smantellamento del Servizio identità linguistiche e ARLeF in difficoltà (attende tra l'altro risposta dal me­se di marzo un'interpellanza presentata, sempre dal Pd, riguardo a modifiche allo statuto dell'Agjenzie).
Questo orientamento del tutto evidente della maggioranza di centro-destra (e della Lega Nord che, nei fatti, non fa nulla per contrastarlo) rischia di produrre effetti ne­gativi rispetto a quanto si è costruito e conquistato in questi anni, un danno per la lingua, per i friulani e anche per l'autonomia e la spe­cialità della Regione.
*membro segreteria provinciale Pd di Udine

 

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