giovedì 13 settembre 2012

SERRACCHIANI, IL FRIÛL, LA LENGHE E L'IDENTITÂT

Ca sot la rispueste di Lorenzo Fabbro (te foto cul sindic di Udin Honsell) component de segretarie provinciâl dal Pd di Udin, ae letare di Marco Vadori publicade sul Messaggero Veneto ai 7 di setembar: une schirie di afermazions grivis e ancje pluitost pesantis che e meretavin di jessi confutadis cuntun resonament e cun cualchi idee. Lenghe e identitât il teme dal intervent di Fabbro che al è stât publicât cun buine evidence sul Messaggero di martars ai 11 di setembar cul titul "Serracchiani e il Friuli, tra identità ed equivoci".Ve ca il test complet.
Ha un particolare concetto dell’identità il signor Vadori che nella sua lettera pubblicata sul MV diffida Debora Serracchiani, candidata alla presidenza della regione nel 2013, dal “parlare di marilenghe, perché non le appartiene” e perchè, continua Vadori ”la lingua è cosa nostra, appartiene esclusivamente a noi friulani” e pertanto “nessuno si può prendere il diritto di essere friulano …. o lo si è o non lo si è”.
Riguardo alla candidatura della Serracchiani si spinge inoltre a dichiarare che non riesce proprio ad “immaginare come ad un immigrato possa venire in mente di fare il presidente dei friulani”.
Da un concetto di identità simile a questo, chiusa ed escludente, sono derivate negli ultimi anni politiche e provvedimenti di legge dannosi e in diversi casi incostituzionali, per esempio le leggi regionali di ispirazione leghista sul welfare, che unite ad un complessivo arretramento culturale  hanno rischiato di portare gravi danni alla coesione sociale della nostra regione.
L’identità è una cosa seria (e la lingua ne è senza dubbio un aspetto fondamentale) ma evidentemente è possibile declinarla in varie maniere.
Esiste quello del sig. Vadori ma anche quello che considera l’identità dei friulani come  aperta e plurale, si potrebbe dire anche meticcia, visto che deriva dall’incrocio dei tanti popoli che nel corso dei secoli hanno attraversato le nostre terre mescolandosi a chi viveva qui prima di loro.
Il Friuli è sempre stato ricco di diversità (linguistiche, etniche, culturali) ed è pertanto portato alla condivisione, allo scambio, all’accoglienza; qualità che sono state di grande utilità, naturalmente assieme ad altre, anche nella lunga esperienza dell’emigrazione quando tanti friulani sono diventati “anche” belgi, svizzeri, argentini, canadesi o americani.
Qualcuno di loro, che col metro del signor Vadori non avrebbe avuto titolo di candidarsi ad alcunchè fuori dal paese di origine, da immigrato è diventato sindaco, altri addirittura ministro.
Chi può dirsi friulano e chi no? A mio parere può dirsi friulano chi vive e lavora in Friuli, naturalmente se si sente tale (cosa che non gli impedisce di essere anche “altro”, di mantenere, oltre a quelle acquisite qui, altre lingue, altre culture). Se l’identità è salda la diversità è sempre una ricchezza.
Serracchiani essendo nata a Roma non può sentirsi, se lo desidera e si sente tale, friulana, dopo vent’anni nella nostra regione?
Non hanno diritto di sentirsi friulani gli immigrati che vivono da anni in Friuli, che qui lavorano contribuendo alla nostra economia e molto spesso parlano le nostre lingue (compreso il friulano che vorrebbero fosse anche insegnato a scuola ai loro figli e verso il quale altrettanto spesso hanno meno pregiudizi rispetto a chi si considera “friulano doc”)?
In Catalogna il Parlamento ha approvato (con maggioranza di oltre l’80%) una norma che permette al governo catalano di accreditare l'integrazione degli immigrati come elemento per richiedere la cittadinanza, naturalmente dopo aver assicurato loro l’apprendimento della lingua catalana e la conoscenza della società e dei diritti e dei doveri del paese. Obiettivi della norma sono promuovere l’equilibrio tra diversità e coesione sociale, ed eliminare comunità parallele e situazioni di diseguaglianza. Altro che welfare padano!
La differenza con il Friuli è che in Catalogna le politiche linguistiche sono indirizzate a tutti, nativi e non, con grande beneficio della coesione sociale, della cultura, della didattica e financo dell’economia mentre qui, purtroppo, la situazione è molto diversa.
Mi sembra allora del tutto normale che chi si candida alla presidenza del Friuli-Venezia Giulia abbia non solo il diritto ma il dovere di parlare di questi temi e di proporre la sua visione e le sue proposte.
Debora Serracchiani saprà senz’altro difendersi da sola ma vorrei dire, a proposito del video registrato a Ravenna al quale fa riferimento in chiusura della sua lettera il sig. Vadori, che lo stesso risale a due anni fa. Successivamente a quella data non solo la segretaria del Pd ha partecipato in più occasioni ad iniziative organizzate in Regione per denunciare le pesanti riduzioni di risorse, l’assenza di una linea strategica per le politiche linguistiche ed il colpevole ritardo nell’attuazione della legge 29/07, ma so che ha anche iniziato un percorso di approfondimento e di studio relativo a tematiche di cui forse (succede anche a tanti friulani doc), due anni fa non aveva la necessaria conoscenza.
Starà a lei ora rappresentare al meglio le proposte che il centrosinistra intenderà offrire alla comunità regionale, valorizzando al meglio il mosaico di diversità (e di lingue) che la compongono nel rispetto dei diritti, ma anche nella consapevolezza che tutto ciò può offrire riferimenti valoriali ed identitari positivi ed anche tante opportunità.
Lorenzo Fabbro (Segreteria Provinciale Pd di Udine)
 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...


Parole sante