Nordisti
di Gianni Barbacetto
UN NATIVO DEL PD
Bruno Colledani ha 27 anni ed è friulano. Vive a Spilinbergo, si è laureato in Ingegneria a Udine e oggi fa l’ingegnere in un’azienda. Fin da giovanissimo è innamorato della politica, intesa come impegno per la polis, non come ricerca di potere in qualche partito. Nel 2008 si è presentato, giovanissimo, alle elezioni ed è stato eletto consigliere comunale del Pd a Spilinbergo. “N a t i vo , anzi aborigeno del Partito democratico”, dice: mai visti i partiti da cui è nato, mai combattute le guerre tra Ds e Margherita. Bruno Colledani da due anni è in consiglio comunale e da due anni parla e interviene esclusivamente in friulano. “Esercito un mio diritto. In Italia sono riconosciute dodici minoranze linguistiche (dagli albanesi ai catalani, dai greci agli occitani, dai sardi agli sloveni, dai tedeschi ai friulani...). E i friulani, oltretutto, sono maggioranza in Friuli. I diritti sono diritti, non ci sono diritti minori. Si può lottare per i diritti delle coppie di fatto, per poter scegliere una morte dignitosa, per il rispetto del lavoro o dell’ambiente... E per i diritti linguistici. È una battaglia essenziale per conservare un’eredità culturale”. Pochi giorni fa il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano era in visita a Udine. “Ha detto: la Costituzione non va difesa, va attuata. Ebbene, l’articolo 6 della Costituzione garantisce la tutela delle minoranze linguistiche. Parlare nelle lingue minoritarie è dunque un diritto garantito già nella primissima parte della Carta costituzionale. Un diritto non attuato, perché è considerato un diritto minore. Con tanti problemi che abbiamo, perché pensare alla lingua? Non è più importante pensare al lavoro, alla crisi? Ma i diritti non si possono contrapporre, mettere uno contro l’altro. Se cedo su un diritto, li indebolisco tutti”.
La giunta di Spilinbergo, come la regione Friuli-Venezia Giulia, è retta da una maggioranza Pdl con il significativo apporto della Lega nord. A occhio, un friulanista che interviene in friulano dovrebbe essere benvisto dal Carroccio. Invece Bruno è da due anni un impiccio per i leghisti. Gli negano la verbalizzazione: un impiegato che riporti o sintetizzi i suoi interventi costa.
“E spendere soldi per il friulano è uno spreco”, ha detto curiosamente il leghista Marco Dreosto, assessore all’identità linguistica. Così Bruno parla, ma da due anni nessuno verbalizza i suoi interventi in consiglio comunale. “Il mio diritto non è soltanto quello di poter parlare nella mia lingua, ma quello di essere compreso da tutti. Lo statuto della Regione Friuli-Venezia Giulia se l’era cavata con un regolamento che garantisce gli interventi nelle lingue delle minoranze regionali (friulano, sloveno, tedesco), ma con l’obbligo di ripetere, alla fine, l’intervento in italiano per la verbalizzazione. La Corte costituzionale ora ha sentenziato: quel regolamento è incostituzionale perché la comprensione e la dialettica in aula devono essere immediate. E adesso? Bruno Colledani, il nativo del Pd che parla in friulano, continua la sua battaglia per i diritti linguistici. Tra il disappunto dei leghisti che in Lombardia cancellano i cartelli stradali per scrivere in dialetto i nomi dei paesi. Eppure la Padania e il padano non esistono, il Friuli e il friulano sì.
Frache il link achì sot par lei a proposit de conference stampe dal Pd regjonâl sui dirits linguistics dinâts in Friûl Vignesie Julie ae presince de Segretarie regjonâl: Serracchiani (Pd): «Minoranze ignorate dal centro-destra»
http://ricerca.gelocal.it/messaggeroveneto/archivio/messaggeroveneto/2010/07/25/NZ_07_REGA2.html
Lei achì sot l'intervent sul argoment di Lorenzo Fabbro, referent dal Forum Identitât e Gnûfs Citadins dal Pd provinciâl di Udin:
Lo statuto regionale del PD dichiara che il partito “persegue e valorizza la specialità regionale, esalta i valori dell’inclusione, dell’interculturalità e del plurilinguismo” ed inoltre prevede la possibilità di utilizzare, oltre all’italiano, le altre lingue del territorio (friulano, sloveno e tedesco) per le comunicazioni ufficiali interne ed esterne del partito.
Se il Pd si propone come il partito dei diritti non può certo scordarsi, in un territorio come il nostro, dei diritti linguistici e di che importanza abbia tale questione in Friuli-Venezia Giulia. Bene pertanto ha fatto la segretaria regionale Serracchiani a prendere una chiara posizione su tale tema richiamando una visione europeista (l’Europa unita nelle diversità ove le lingue minoritarie sono riconosciute e tutelate sia in quanto valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale comune europeo, sia di riconoscimento e garanzia di diritti fondamentali quali i diritti linguistici, sia di opportunità cognitiva e culturale attraverso l’educazione plurilingue) ed anche il ruolo attivo avuto dalle forze progressiste e di centrosinistra nell’approvazione di tutte le leggi di tutela a livello nazionale e regionale (con l’opposizione dei partiti di centro destra che attualmente si trovano al governo). Come ha giustamente denunciato anche il Comitato 482 durante la recente visita del Comitato consultivo sulla Convenzione per la protezione delle minoranze nazionali a oltre 10 anni dalla sua applicazione la legge 482 rimane, per molti suoi settori fondamentali, disapplicata.
Nessuna certezza riguardo il tema fondamentale dello sviluppo di programmi in friulano da parte della radiotelevisione pubblica, ancora inevaso nella quasi totalità degli istituti scolastici il diritto all’apprendimento del e in friulano (nonostante la grande e reiterata richiesta dei genitori), un uso circoscritto della lingua friulana nelle pubbliche amministrazioni e risorse finanziarie per garantire i diritti linguistici scarse ed instabili (con tendenza alla riduzione). L’amministrazione Illy ha dato un contributo per la risoluzione di tali problemi con l’approvazione delle nuove leggi regionali riguardanti friulano e sloveno ed aveva un’idea chiara rispetto alla tutela delle minoranze ed alle politiche linguistiche (diritti, plurilinguismo quale fattore di integrazione, crescita sociale ed anche valore economico, innovazione).
L’amministrazione Tondo sta mantenendo le “promesse” fatte in campagna elettorale (il friulano non è una priorità, è una lingua da parlare a casa e al bar, a scuola meglio l’inglese ecc…..). Infatti a distanza di due anni dall’insediamento della maggioranza Pdl e Lega non solo si tagliano i fondi (c’è la crisi) ma si è bloccato completamente l’iter di applicazione della nuova legge (nessuno dei regolamenti necessari risulta pubblicato ed operativo). L’organismo di politica linguistica, l’Arlef, ha più volte ed inutilmente denunciato difficoltà operative legate alla precarietà dell’organico, peraltro insufficiente, senza ricevere risposte.
Manca del tutto una visione complessiva di politica linguistica, attività di indirizzo, programmazione e controllo. Come ha fatto rilevare sempre il Com.482 vi sono “finanziamenti di interventi gestiti da enti locali spesso contraddittori o addirittura controproducenti per la promozione della lingua” e nel contempo tagli gravi ed incomprensibili in settori strategici quali i media (quest’anno la posta è passata da 200.000 a zero euro per i programmi in convenzione su radio e tv private circostanza che metterà a rischio l’attività di emittenti che negli anni hanno garantito –facendo le veci di quanto dovrebbe garantire lo Stato per quanto riguarda per esempio l’ informazione- programmi di qualità e professionalità che potrebbe essere messa a serio rischio assieme ai posti di lavoro).
Questa non è neppure razionalizzazione delle spese, sono tagli senza costrutto, senza una valutazione riguardo la qualità e l’importanza strategica degli interventi. L’impegno della Lega Nord riguardante le politiche linguistiche è prevalentemente legato ragioni di visibilità ma non si va al di là dei proclami: le critiche alla regione (amministrata anche da loro) non hanno ottenuto alcun risultato concreto e positivo. La discriminazione sul diritto di esprimersi in lingua friulana subita dal consigliere comunale del Pd Colledani a Spilimbergo (governato da Lega e Pdl) e la gravissima situazione di incertezza che grava sulla scuola bilingue di San Pietro sono stati gli argomenti sui quali la segretaria regionale ha preso impegni precisi anche nel quadro di un’azione di opportuna cooperazione tra friulani e sloveni da contrapporre a chi, ed è un ulteriore elemento di preoccupazione, soffia su inquietanti pregiudizi antisloveni che non appartengono alla tradizione multiculturale maturata in secoli di convivenza pacifica in queste terre. Auspico che l’impegno del Pd regionale vada anche oltre l’attività di controllo e di critica del disinteresse e delle inefficienze del centrodestra ma che il tema della difesa dei diritti linguistici (dal rispetto della Costituzione all’applicazione delle leggi nazionali e regionali) e la valorizzazione del plurilinguismo (partendo, come nelle migliori esperienze europee, dalle lingue regionali o lingue dell’ambiente) diventi patrimonio di discussione programmatica all’interno del partito nella convinzione che possa essere elemento di straordinario interesse nonché portatore non solo di diritti ma anche di valori e di opportunità per tutti, e sottolineo tutti, coloro che vivono e lavorano nella nostra regione.
Lorenzo Fabbro
Forum Prov.le Identità e Nuovi Cittadini del Pd di Udine
3 commenti:
O vevi za let su le cuistion di Bruno Colledani tal blog dal Comitât 482 ma, se pûr mi cjati a jessi une ca scrîf par furlan (o prôvi, almancul!), no rivi a condividi che ta un Consei Comunâl a si vedi di intervignî par furlan e che par chest, magari, al vedi di jessi un altri a tradusi. Boh!
O vuei disi ancje alc in merit a chest blog: o ai sintût parès in zîr ca disin cal sarès stât miôr mantignîlu par talian.
Mandi e, in ogni câs, jo o soi sodisfate dal vuestri informânus, no altris di citadins di Palassôl!
DoneBete, ma secont te i dirits linguistics sono dirits di serie Z o dirits di serie A come ducj chei altris dirits? Parcè mai un conseîr comunâl se al à voie di fevelâ in furlan in Consei Comunâl aial di ripeti il so intervent ancje par talian? E je une discriminazion linguistiche che va cuintri la paritât costituzionâl di ducj i citadins talians, cualsisei sedi la lôr lenghe. E il Stât talian al ricognos 13 lenghis: il talian plui altris 12 lenghis elencadis inte leç 482/99.
E parcè no doprâ un dipendent comunâl par fâ la traduzion simultanee? Al è za paiât e nol coste nuie doprâle pe traduzion simultanee.
michi - un nik cence nissune altre informazion su la persone - va ben, no impuarte, o sin in internet e a si po fâ.
Ma se di une bande mi cjati a apreçâ la difese dai dirits linguistics che tu sostegnis, di che altre a mi urte la maniere di esprimisi, chel "doprâ un dipendent comunâl par fâ la traduzion simultanee? Al è za paiât e nol coste nuie doprâle pe traduzion simultanee."
Cussì, un dipendent comunâl - un a câs - al varès di partecipà a un consei comunâl a titul di gratuitât? E alore parcè no un citadin plen di buine volontât?
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