Interessante analisi dal conseîr provincîal dal Pd Analdo Scarabelli su lis ultimis "padanadis" di Fontanin:
Fontanini ridisegna l’Euroregione, diversa da quella voluta dai presidenti del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy prima e Renzo Tondo ora, assieme all’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan.
Il segretario regionale della Lega in FVG pensa ad una macroarea con Baviera e Lombardia, mentre Slovenia e le contee Croate sono destinate a essere marginali.
L’onorevole Fontanini incorona l’amico leghista Luca Zaia, neo “doge” del Veneto, ad essere il leader della’Euroregione.
Il luogotenete padano Fontanini riflette un’idea del Nordest in cui il ruolo del Friuli Venezia Giulia e’ subordinato al Veneto e, in prospettiva, alla Lombardia.
Così la nostra regione non avrà la possibilità di essere il perno centrale dell’Euroregione e perderà quel ruolo strategico internazionale di cerniera verso l’est. Ruolo che il Friuli Venezia Giulia aveva posto le basi con la nascita della Regione a Statuto Speciale nel 1963 e conquistato sapientemente subito dopo la caduta del Muro di Berlino e la guerra nell’ex Jugoslavia.
L’idea di Zaia e Fontanini, oltre a cestinare il progetto Illy-Galan-Haider-Tondo, calpesta le basi della geografia. Ai politici leghisti sfugge infatti che la Baviera non ha contiguità territoriale con l’Euroregione e che questa è una condizione per farne parte.
Con il nuovo asse Zaia-Fontanini, Tondo diventa sempre più ostaggio del vento leghista che soffia forte a nord-est. e il Friuli Venezia Giulia si trasforma in una “provincia della Padania” e questo, per la nostra regione, potrebbe significare la perdita della specialità.
Non è un caso che il neo governatore del Veneto chieda, a gran voce, con il federalismo di tagliare i privilegi delle Regioni Autonome e delle Province Autonome di Trento e Bolzano.
E’ ovvio che il successo elettorali della Lega al nord sollecitano una compiuta riforma federale (quindi non solo fiscale) uniformando la prospettiva geopolitica dal Po alle Alpi tanto cara a Bossi e Tremonti.
Personalmente non sono contrario a concedere forme d'autonomia alla Regione Veneto e alle altre regioni italiane, seppur in un quadro di forte raccordo nazionale che scommette sullo sviluppo europeo a Nord-Est e mediterraneo a Sud-Est. In questo modello di sviluppo sta la forza della Euroregione Adriatica pensata e ricercata da tutte le giunte regionali del Friuli Venezia Giulia negli ultimi 20 anni.
Nel frattempo però va riconosciuta una maggiore autonomia alla nostra regione, sul modello catalano, rafforzando la specialità geopolitica trasformandola effettivamente da quella di frontiera a quella di cerniera verso oriente, ottenendo dallo stato deleghe specifiche per gli accordi internazionali transfrontalieri e semplificando le questioni logistiche, incrementando i traffici diventando crocevia degli assi Barcellona-Kiev (corridoio V) e Mar Adriatico- Mar Baltico.
Fontanini però ha smarrito l’anima autonomista friulana. Egli dedica tutte le sue energie al progetto padano, battendo la fiacca a Palazzo Belgrado, trascurando i veri problemi dei Friulani e svendendo la specialità del Friuli Venezia Giulia per accontentare Bossi, Calderoli e i due nuovi potenti governatori del Carroccio Zaia e Cota.
C’è voluto un terremoto (naturale non politico) per cominciare ad ottenere concretamente in Friuli (Università) ciò che sta scritto nella Costituzione Repubblicana. E non è ancora tutto, basti pensare alle compartecipazioni sui gettiti delle pensioni INPS e all’uso della lingua friulana nelle scuole.
Per oltre 100 anni siamo stati “sotans” di Roma. Prima eravamo sotto il “Lombardo-Veneto”.
Nel 1420 abbiamo avuto una disgrazia. Sono arrivati i Veneziani che hanno privato il Patriarca dell’autorità civile affidandola ad un luogotenente, che si è insediato a Udine.
Non è che tra un po’ di anni leggeremo sui libri di storia: “nel 2010 i Friulani hanno avuto l’ennesima disgrazia. Sono arrivati i Veneti (Zaia, Brunetta, Sacconi, Tremonti) che hanno privato il Friuli Venezia Giulia della sua specialità con l’ausilio del fedele luogotenente di Campoformido - Città del Trattato”.
Il segretario regionale della Lega in FVG pensa ad una macroarea con Baviera e Lombardia, mentre Slovenia e le contee Croate sono destinate a essere marginali.
L’onorevole Fontanini incorona l’amico leghista Luca Zaia, neo “doge” del Veneto, ad essere il leader della’Euroregione.
Il luogotenete padano Fontanini riflette un’idea del Nordest in cui il ruolo del Friuli Venezia Giulia e’ subordinato al Veneto e, in prospettiva, alla Lombardia.
Così la nostra regione non avrà la possibilità di essere il perno centrale dell’Euroregione e perderà quel ruolo strategico internazionale di cerniera verso l’est. Ruolo che il Friuli Venezia Giulia aveva posto le basi con la nascita della Regione a Statuto Speciale nel 1963 e conquistato sapientemente subito dopo la caduta del Muro di Berlino e la guerra nell’ex Jugoslavia.
L’idea di Zaia e Fontanini, oltre a cestinare il progetto Illy-Galan-Haider-Tondo, calpesta le basi della geografia. Ai politici leghisti sfugge infatti che la Baviera non ha contiguità territoriale con l’Euroregione e che questa è una condizione per farne parte.
Con il nuovo asse Zaia-Fontanini, Tondo diventa sempre più ostaggio del vento leghista che soffia forte a nord-est. e il Friuli Venezia Giulia si trasforma in una “provincia della Padania” e questo, per la nostra regione, potrebbe significare la perdita della specialità.
Non è un caso che il neo governatore del Veneto chieda, a gran voce, con il federalismo di tagliare i privilegi delle Regioni Autonome e delle Province Autonome di Trento e Bolzano.
E’ ovvio che il successo elettorali della Lega al nord sollecitano una compiuta riforma federale (quindi non solo fiscale) uniformando la prospettiva geopolitica dal Po alle Alpi tanto cara a Bossi e Tremonti.
Personalmente non sono contrario a concedere forme d'autonomia alla Regione Veneto e alle altre regioni italiane, seppur in un quadro di forte raccordo nazionale che scommette sullo sviluppo europeo a Nord-Est e mediterraneo a Sud-Est. In questo modello di sviluppo sta la forza della Euroregione Adriatica pensata e ricercata da tutte le giunte regionali del Friuli Venezia Giulia negli ultimi 20 anni.
Nel frattempo però va riconosciuta una maggiore autonomia alla nostra regione, sul modello catalano, rafforzando la specialità geopolitica trasformandola effettivamente da quella di frontiera a quella di cerniera verso oriente, ottenendo dallo stato deleghe specifiche per gli accordi internazionali transfrontalieri e semplificando le questioni logistiche, incrementando i traffici diventando crocevia degli assi Barcellona-Kiev (corridoio V) e Mar Adriatico- Mar Baltico.
Fontanini però ha smarrito l’anima autonomista friulana. Egli dedica tutte le sue energie al progetto padano, battendo la fiacca a Palazzo Belgrado, trascurando i veri problemi dei Friulani e svendendo la specialità del Friuli Venezia Giulia per accontentare Bossi, Calderoli e i due nuovi potenti governatori del Carroccio Zaia e Cota.
C’è voluto un terremoto (naturale non politico) per cominciare ad ottenere concretamente in Friuli (Università) ciò che sta scritto nella Costituzione Repubblicana. E non è ancora tutto, basti pensare alle compartecipazioni sui gettiti delle pensioni INPS e all’uso della lingua friulana nelle scuole.
Per oltre 100 anni siamo stati “sotans” di Roma. Prima eravamo sotto il “Lombardo-Veneto”.
Nel 1420 abbiamo avuto una disgrazia. Sono arrivati i Veneziani che hanno privato il Patriarca dell’autorità civile affidandola ad un luogotenente, che si è insediato a Udine.
Non è che tra un po’ di anni leggeremo sui libri di storia: “nel 2010 i Friulani hanno avuto l’ennesima disgrazia. Sono arrivati i Veneti (Zaia, Brunetta, Sacconi, Tremonti) che hanno privato il Friuli Venezia Giulia della sua specialità con l’ausilio del fedele luogotenente di Campoformido - Città del Trattato”.
Arnaldo Scarabelli
Consigliere Provinciale del PD
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