Ca sot la rispueste di Lorenzo Fabbro (te foto cul sindic di Udin Honsell) component de segretarie provinciâl dal Pd di Udin, ae letare di Marco Vadori publicade sul Messaggero Veneto ai 7 di setembar: une schirie di afermazions grivis e ancje pluitost pesantis che e meretavin di jessi confutadis cuntun resonament e cun cualchi idee. Lenghe e identitât il teme dal intervent di Fabbro che al è stât publicât cun buine evidence sul Messaggero di martars ai 11 di setembar cul titul "Serracchiani e il Friuli, tra identità ed equivoci".Ve ca il test complet.
Ha un particolare concetto
dell’identità il signor Vadori che nella sua lettera pubblicata sul MV diffida
Debora Serracchiani, candidata alla presidenza della regione nel 2013, dal “parlare
di marilenghe, perché non le appartiene” e perchè, continua Vadori ”la lingua è
cosa nostra, appartiene esclusivamente a noi friulani” e pertanto “nessuno si
può prendere il diritto di essere friulano …. o lo si è o non lo si è”.
Riguardo alla candidatura
della Serracchiani si spinge inoltre a dichiarare che non riesce proprio ad “immaginare
come ad un immigrato possa venire in mente di fare il presidente dei friulani”.
Da un concetto di identità
simile a questo, chiusa ed escludente, sono derivate negli ultimi anni
politiche e provvedimenti di legge dannosi e in diversi casi incostituzionali,
per esempio le leggi regionali di ispirazione leghista sul welfare, che unite
ad un complessivo arretramento culturale
hanno rischiato di portare gravi danni alla coesione sociale della nostra
regione.
L’identità è una cosa seria
(e la lingua ne è senza dubbio un aspetto fondamentale) ma evidentemente è
possibile declinarla in varie maniere.
Esiste quello del sig.
Vadori ma anche quello che considera l’identità dei friulani come aperta e plurale, si potrebbe dire anche
meticcia, visto che deriva dall’incrocio dei tanti popoli che nel corso dei
secoli hanno attraversato le nostre terre mescolandosi a chi viveva qui prima
di loro.
Il Friuli è sempre stato
ricco di diversità (linguistiche, etniche, culturali) ed è pertanto portato
alla condivisione, allo scambio, all’accoglienza; qualità che sono state di
grande utilità, naturalmente assieme ad altre, anche nella lunga esperienza
dell’emigrazione quando tanti friulani sono diventati “anche” belgi, svizzeri,
argentini, canadesi o americani.
Qualcuno di loro, che col
metro del signor Vadori non avrebbe avuto titolo di candidarsi ad alcunchè
fuori dal paese di origine, da immigrato è diventato sindaco, altri addirittura
ministro.
Chi può dirsi friulano e
chi no? A mio parere può dirsi friulano chi vive e lavora in Friuli,
naturalmente se si sente tale (cosa che non gli impedisce di essere anche
“altro”, di mantenere, oltre a quelle acquisite qui, altre lingue, altre
culture). Se l’identità è salda la diversità è sempre una ricchezza.
Serracchiani essendo nata a
Roma non può sentirsi, se lo desidera e si sente tale, friulana, dopo vent’anni
nella nostra regione?
Non hanno diritto di
sentirsi friulani gli immigrati che vivono da anni in Friuli, che qui lavorano
contribuendo alla nostra economia e molto spesso parlano le nostre lingue
(compreso il friulano che vorrebbero fosse anche insegnato a scuola ai loro
figli e verso il quale altrettanto spesso hanno meno pregiudizi rispetto a chi
si considera “friulano doc”)?
In Catalogna il Parlamento
ha approvato (con maggioranza di oltre l’80%) una norma che permette al governo
catalano di accreditare l'integrazione degli immigrati come elemento per
richiedere la cittadinanza, naturalmente dopo aver assicurato loro
l’apprendimento della lingua catalana
e la conoscenza della società e dei diritti e dei doveri del paese.
Obiettivi della norma sono promuovere l’equilibrio tra diversità e coesione
sociale, ed eliminare comunità parallele e situazioni di diseguaglianza. Altro
che welfare padano!
La differenza con il Friuli
è che in Catalogna le politiche linguistiche sono indirizzate a tutti, nativi e
non, con grande beneficio della coesione sociale, della cultura, della
didattica e financo dell’economia mentre qui, purtroppo, la situazione è molto
diversa.
Mi sembra allora del tutto
normale che chi si candida alla presidenza del Friuli-Venezia Giulia abbia non
solo il diritto ma il dovere di parlare di questi temi e di proporre la sua
visione e le sue proposte.
Debora Serracchiani saprà
senz’altro difendersi da sola ma vorrei dire, a proposito del video registrato
a Ravenna al quale fa riferimento in chiusura della sua lettera il sig. Vadori,
che lo stesso risale a due anni fa. Successivamente a quella data non solo la
segretaria del Pd ha partecipato in più occasioni ad iniziative organizzate in
Regione per denunciare le pesanti riduzioni di risorse, l’assenza di una linea
strategica per le politiche linguistiche ed il colpevole ritardo
nell’attuazione della legge 29/07, ma so che ha anche iniziato un percorso di
approfondimento e di studio relativo a tematiche di cui forse (succede anche a
tanti friulani doc), due anni fa non aveva la necessaria conoscenza.
Starà a lei ora
rappresentare al meglio le proposte che il centrosinistra intenderà offrire
alla comunità regionale, valorizzando al meglio il mosaico di diversità (e di
lingue) che la compongono nel rispetto dei diritti, ma anche nella
consapevolezza che tutto ciò può offrire riferimenti valoriali ed identitari
positivi ed anche tante opportunità.
Lorenzo Fabbro (Segreteria
Provinciale Pd di Udine)